Alberto fu uomo dal carattere forte, deciso, portato all’azione, instancabile. “Agire sempre, sempre, non stare mai un attimo in ozio. Non perdere tempo” scrive nel diario e fa sua una frase di Pio XI: “La vita non si può concepire senza azione se non come morte”.
La mole di lavoro che svolge in diocesi, con ammirevole costanza e con entusiasmo, che ignora stanchezza e sconforti, è straordinaria. Eppure non corre il rischio di tanti uomini d’azione, che vedono a poco a poco impoverita la loro vita interiore, perché egli aspira ad “una spiritualizzazione delle azioni e radica la sua attività nella preghiera.
Alberto pregava molto.
Nel suo programma quotidiano c’è la Messa, la meditazione, la lettura spirituale, l’esame di coscienza, il Rosario, il piccolo Ufficio della B. V. Maria; e inoltre lunghe ore di adorazione in chiesa e raccolti ringraziamenti dopo aver ricevuto la Comunione.
Come poteva mantenere tutti questi impegni, in una vita ricca di attività e di imprevisti?
La preghiera era al centro della sua vita, l’attività più importante. Dopo veniva l’azione. La comunione con Dio, realizzata nella Eucarestia e nella preghiera, era al primo posto nella scala dei valori che guidavano la sua vita.
Perciò trovava sempre il tempo di pregare. Di notte o di giorno, in chiesa o camminando, assieme ad altri o da solo. Il fratello, che dormiva in camera con Alberto afferma che, qualche volta, svegliandosi nella notte lo trovava verso le tre del mattino inginocchiato accanto al letto, ove si era addormentato.
Il tempo si trova, se c’è una profonda convinzione. “Il tempo è tuo, Signore” scrive nel diario.
Alberto dedicava molto tempo alla vita interiore, nei ritiri, negli esercizi spirituali, nella lettura della Parola di Dio, e delle vite dei santi, nell’attività catechetica. Di fatto, della vita interiore fa l’anima del suo apostolato: fu un grande apostolo perché ricco di vita interiore.
Non fu mai preso dall’eresia dell’azione, perché tutto riconduceva alla preghiera: “Preghiera continua, mentale e di intuizione: porre ogni nostra fatica, lavoro, divertimento sotto lo sguardo di Dio, affinché Egli sia sempre presente in noi. Sacrificarsi continuamente per il bene degli altri con gioia, serenità, amore”.
PREGHIERA E AZIONE
La preghiera di Alberto era in piena sintonia con la sua azione: non era evasione, ma impegno di vita. Tutta la sua vita era preghiera, perché egli “viveva in continua unione con Dio”, “tutta la sua vita era un atto di amore a Dio”.
In Alberto preghiera e azione sono modalità diverse di un unico impegno di vita spirituale. Preghiera e azione si fondono nel compimento della volontà di Dio e della comunione con Lui: attraverso la preghiera partecipa all’essere e al progetto di Dio; attraverso l’azione partecipa all’agire di Dio nella storia. Nella vita di Alberto non ci fu frantumazione o discontinuità, ma unità profonda. Nell’agire apostolico, con libertà e generosità, realizza l’unità interiore fra preghiera e azione, sotto la guida dello Spirito santo.
Alberto era convinto che l’azione apostolica non fosse sufficiente per sostenere tutta la vita spirituale, che non basta lavorare per il Signore, ma bisogna dedicare molto tempo alla preghiera. L’impegno costante della sua missione di apostolato si traduceva in attività orante.
L’azione apostolica scaturisce dal suo ricco mondo interiore; la sua sola presenza diviene portatrice e rivelatrice di valori, prima ancora che parli o agisca. “La sua parola era valorizzata dalla vita, che mai aveva deflettuto da quei principi che egli divulgava fra il popolo”, così testimonia un suo amico.
Per lui “la cosa principale era trasmettere Dio agli altri; fare apostolato; non pensava ad altro”.
Alberto era abituato a vedere il mondo con lo stesso sguardo di Dio; la preghiera lo predisponeva la sua volontà alla volontà divina. Molte volte , nel diario e nelle lettere, ricorre questo abbandono alla volontà di Dio: “Sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà”. Quando gli viene comunicata la morte del fratello Lello in Russia commenta: “Nostro Signore ha voluto così. Sia fatta la sua volontà!”.
UNA SCELTA PRECISA E RADICALE
“La storia di un’anima è la storia della sua preghiera”.
Il Diario di Alberto ci permette di scoprire i tratti salienti della sua spiritualità, nella quale si inserisce e si intreccia la sua fervida vita di preghiera.
Alberto ha fatto delle scelte precise e radicali, alle quali è rimasto fedele per tutta la vita:
Non si può capire la sua vita di preghiera, senza richiamare queste scelte.
Un proposito deciso e costante di fedeltà totale alla vocazione cristiana.
“salire, salire sempre nelle vie della perfezione, della purezza, della carità, della santità”, ”voglio farmi santo”.
Il proposito di escludere il peccato dalla sua vita.
“non ci può essere una via di mezzo, non si possono conciliare Gesù e satana, la grazia e il peccato”, “morire piuttosto che peccare”.
La scelta dell’amore di Dio, principio informatore della sua vita.
“voglio che la mia vita sia un continuo atto d’amore…… amore che sia fede, amore che sia carità, apostolato, senso del dovere. Tutto il mio essere è pervaso dall’amore di Dio”:
Carità verso il prossimo, specialmente verso i poveri e i sofferenti.
“sia questo un altro cardine del mio programma di vita”.
Passione per l’avvento del Regno di Dio.
“santificarsi e sacrificarsi per affrettare l’avvento di Cristo nel mondo”.
Desiderio di unirsi alla Croce di Cristo e di offrire la sua vita per gli altri.
“visitami pure con la Croce, Gesù, che sono lieto di aiutarti a portarla, per il bene del prossimo e per la mia povera anima”, “desidererei soffrire io per tutti loro, se possibile, alleviare solo un poco tante sofferenze”.
Desiderio del Cielo.
“è fortissima l’aspirazione a salire al Cielo: Che gioia in quel giorno! la bramo e l’affretto”.
COME LO VEDEVANO PREGARE
Alberto pregava non solo nella sua cameretta o affidando al diario le sue preghiere, ma pregava in chiesa, pubblicamente, dove tutti potevano vederlo.
Perciò sono molto importanti le testimonianze di coloro che lo hanno visto mentre pregava.
Ne raccogliamo alcune.
“Al mattino per tempo notavo Alberto inginocchiato, immerso nella preghiera nei primi banchi vicino all’altare”.
“In chiesa egli era un altro: stava davanti al Sacramento dell’Eucarestia esposto, per ore inginocchiato e immobile”.
“Prima di ciascuna adunanza o incontro di azione Cattolica , nella sede diocesana, si faceva l’adorazione in cappella: quando usciva appariva estasiato e infuocato in viso”.
“Egli era assorto in preghiera, di fronte all’altare con lo sguardo fisso in un raccoglimento estatico, come se fosse solo con Gesù”.
“Un’impressione straordinaria è rimasta impressa nella mia memoria: la sua adorazione del Santissimo sacramento: Lo rivedo ancora sul lato sinistro dell’altare, io sulla destra, non gli ero molto vicina, eppure coglievo in maniera straordinaria tutta l’intensità del suo sguardo fisso in adorazione; tutta la sua persona, il suo animo, il suo cuore sembravano protesi verso il cielo, attraverso la sublime espressione di quello sguardo”.
“la mattina di andava a Messa insieme e durante il tragitto non parlava mai; interrogato, rispose: mi sto preparando alla Messa e alla Comunione”.
Molti testimoni usano termini come: “appariva estasiato”, “raccoglimento estatico”, “quasi trasfigurato”, espressione rapita”.
E’ certo che si trattava di una forma di preghiera assai intensa, che coinvolgeva tutte le fibre del suo essere.
MAESTRO DI PREGHIERA
Alberto guidava spesso la preghiera, durante la Messa, nelle feste parrocchiali, nei gruppi giovanili.
In questo impegno traspariva tutta la sua ricchezza interiore: Era capace di coinvolgere tutti.
“Era sempre un vero maestro di preghiera: me lo ricordo nella cappellina di via Bonsi, come sapeva dare alle sue parole un tono di ascetismo”.
“Voglio aggiungere che tra i miei ricordi affiora quello del piacere che provavo nel sentirlo pregare, per il calore e la convinzione e, direi, per la capacità di coinvolgere con parole, che davano alle preghiere un significato che prima non avevo mai colto. Trascinava veramente nel pregare e riusciva a far pregare tutti come lui pregava”.
“Da come dirigeva i canti e assisteva alla Messa posso dire che la sua formazione era profonda: ricordo con quanta fede e raccoglimento si tratteneva in preghiera”.
La Messa dei ragazzi, alle ore 9, era veramente edificante: guidava lui: Spiegava la Messa, interessava l’assemblea, ti impegnava a pregare in comune. La Messa diventò presto molto frequentata: era la più frequentata”.
La sua esperienza più bella fu la Messa del povero. Si celebrava a santa Croce alle ore 9,30. I poveri erano sempre più numerosi: anziani soli, persone che la guerra aveva ridotto ai margini della società, barboni, disoccupati.
MADRE MIA, FIDUCIA MIA
E’ l’invocazione alla Madonna che Alberto recitava più e più volte, facendo scorrere fra le dita la corona del rosario. Il suo amore a Maria è un tratto caratteristico della sua vita spirituale e della sua preghiera.
Nelle preghiere, scritte nel Diario, sempre si rivolge a Maria con filiale fiducia, con sincero amore, con accorate invocazioni. Cercava sempre di infondere nei giovani l’amore a Maria.
Su uno dei suoi quaderni di appunti, troviamo lo schema di un discorso rivolto ai giovani di Azione Cattolica, che si conclude con un’esortazione ad amare la Madonna.
“Maggio sia dunque il mese in cui, rinnovando la tua devozione a Maria, fai più cosciente la tua appartenenza alla Gioventù Cattolica, più fulgida la tua vita, più generosa la tua azione, più ardente il tuo entusiasmo. Maria Immacolata sarà per te la custode, l’alimentatrice della tua fortezza di soldato di Cristo. Invocala!”.
Alberto, vicino alla balaustra o a metà della chiesa, in modo che tutti potessero sentirlo, guidava la Messa. Le sue parole erano sempre molto coinvolgenti, piene di conforto e di speranza. Molte persone che seguivano la Messa uscivano di chiesa con gli occhi lucidi. “E’ un santo che prega” diceva l’avvocato Bonini e il vescovo, monsignor Luigi Santa: ”sapeva insegnare ai poveri a pregare”.
Più tardi, alla mensa, Alberto serviva a tavola i poveri, scodellando minestre e dimostrandosi felice solo quando li vedeva soddisfatti nelle loro necessità. Mangiava con loro, li ascoltava, dialogava, prendeva appunti sulle loro richiesta.
LE SUE PREGHIERE
Quali i contenuti della preghiera di Alberto? Che cosa diceva al Signore in quei lunghi colloqui silenziosi o durante le azioni liturgiche o gli esami di coscienza?
Il suo rapporto personale e intimo con Dio rimarrebbe per noi un mistero, se nel suo diario[1] non avesse scritto alcune preghiere, che nascevano spontanee fra le riflessioni, i pensieri e la descrizione del suo cammino spirituale.
Il diario ci apre un piccolo squarcio sulla intimità del suo rapporto con Dio.
La descrizione dei suoi sentimenti, propositi riflessioni genera talvolta preghiere, umili, semplici, ma ardenti e piene di fiducia e di abbandono nel Signore; richieste accorate di aiuto o di perdono; a volte anche slanci di ardore mistico.
Alberto, infatti, giunse alla preghiera contemplativa. La sua preghiera, sorretta da una fede intessuta di silenzio, di attenzione, di costante vigilanza, implicava il radicale coinvolgimento di tutta la sua esistenza nel rapporto personale e irripetibile con Dio. Tutta la sua vita era incentrata su Dio; Dio era l’aspirazione profonda del suo cuore, era l’oggetto della sua ricerca.
Alberto, prima che con le parole, pregava con la vita, perché non ci può essere preghiera contemplativa se non come espressione di carità. I suoi colloqui con Dio sono sempre incarnati nella vita: in lui azione e contemplazione sono due facce di una medesima esperienza.
Il linguaggio delle preghiere di Alberto è facilmente riconducibile al modo di pensare, di sentire e di esprimersi caratteristici della spiritualità del suo tempo, soprattutto nell’area dell’Azione Cattolica e dei maestri spirituali del tempo: Pollien, Tissot, Plus, Kempis.
Ma l’originalità della preghiera di Alberto va al di là delle espressioni verbali.
La sua preghiera è fuoco ardente, felicità intensa, umiltà profonda: punta lo sguardo solo su Gesù, dimenticando se stesso e anche le proprie miserie.
Le parole sono un mezzo inadeguato per esprimere tutta la ricchezza del suo colloquio con Dio.